1973, la tragedia Pasolini-Saarinen e i tre piloti ternani in gara

Storia e Memoria

di SERGIO BELLEZZA

Storia e memoria rubriche fonderia calvi VELIVOLO

Il 20 maggio del 1973 si correva sul circuito di Monza il Gran Premio delle Nazioni, valido come quarta prova del Campionato mondiale di motociclismo. A dominare la classe 50 le Kreidler ufficiali di Jan de Vries e Bruno Kneubühler, scontato nelle 125 il successo Kent Anderson, alla sua IV vittoria stagionale. Alle 14.00 la prova delle 350, caratterizzata dal duello tra la MV Augusta del pluridecorato Giacomo Agostini e l’Harly Davidson del romagnolo Renzo Pasolini. Costui, appena 15° a conclusione del 1° giro, era autore di una grossa rincorsa, che lo portava a conquistare la testa della corsa, dopo aver stabilito il record sul giro ad oltre 200Km. orari. A toglierlo di gara, un dritto alla “parabolica”, causa bloccaggio del motore. Una gara avvincente che accendeva l’entusiasmo sugli spalti e dei tanti a casa appiccicati al televisore.

Una bella giornata di sport, che però si sarebbe trasformata in tragedia colla gara delle 250. Al primo giro la moto di Pasolini perdeva aderenza al “curvone” e andava a schiantarsi contro il guard-rail, perdendo sella e serbatoio. La fuoriuscita della miscela procurava l’incendio delle balle di paglia poste a protezione, il mezzo meccanico rimbalzava sulla pista, centrando in pieno Jarno Saarinen, che sbalzato di sella, era investito dalle moto degli altri concorrenti. Molteplici le cause della tragedia: pericolosità del circuito, presenza di guard-rail, asfalto in cattive condizioni, chiazze d’olio sulla pista, il grippaggio del motore.

Oltre a Saarinen e Pasolini, morti sul colpo, coinvolti nell’incidente altri dodici piloti. Il più malconcio, quello ferito più seriamente il quattro volte campione del mondo Walter Villa, che fortunatamente si riprese nelle settimane successive. Caduto nel curvone di Monza, anche Fosco Giansanti, vincitore l’anno prima del Circuito dell’Acciaio, duellando proprio col “Paso”. Tra i primi, colla sua Yamaha, il centauro ternano veniva a trovarsi nel mezzo di quell’inferno, cadendo rovinosamente a terra, cavandosela però colla sola rottura di un braccio. Partecipavano alla gara altri due piloti di casa, rimasti nelle retrovie e scampati alla disgrazia: Giuliano Zera, anch’egli in sella ad una Yamaha della scuderia “Furapane” e Giorgio Gatti, alla guida di un’originalissima Yamacchi. Partorita dalla maestria del fratello Gildo, valido meccanico, con un passato di pilota, assemblava pezzi della moto giapponese con altri dell’italianissima Aermacchi. Il comprensibile sconcerto, che colpiva corridori e parterre, era vinto presto dalla passione dei piloti e dagli interessi di case, sponsor, organizzatori. Lo spazio di qualche settimana e il “circus” ripartiva per nuove esaltanti sfide.

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Le gare di auto e moto sul circuito di Pian di Massiano agli inizi del XX secolo, la Coppa della Perugina, il circuito dell’Acciaio a Terni e i primi successi di Libero Liberati. Il trionfo di Borzacchini alla Mille Miglia e l’incidente tragico di Monza in cui perse la vita. La medaglia d’oro olimpica di Renato Perona, i corridori ciclisti e il Giro dell’Umbria, il pugilato, l’ippica, il nuoto, il canottaggio, lo sport “di regime”. E infine i personaggi: da Elvezio Palla a Antonio Feroci, dalle prime donne impegnate nell’agonismo a “Zucheru”, a Kid Leo Rapisarda.

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