Ma ci fu anche un coda positiva. La crescita esponenziale degli abitanti di Terni successiva all’entrata in produzione delle acciaierie, aveva creato non pochi problemi, primo fra tutti la mancanza di alloggi. Era per questo nata una “Società per le case operaie”, che proponeva la costruzione di case nell’area vicina al viale della Stazione.
Sfruttando l’occasione, fu chiesta ad Umberto Primo “la sovrana protezione”, sperando in un qualche intervento perché il progetto pendesse via. Circa due mesi dopo, il 9 settembre 1887 il ministro della Real casa, comunicò che il Re aveva sottoscritto 500 azioni della società: diecimila lire (45 mila euro, oggi) a scopo di dare un contributo per costituire il capitale della società. Immancabile il caloroso ringraziamento a mezzo telegramma del consiglio di amministrazione intero: il presidente Pietro Fonzoli, e i consiglieri Alessandro Fabri, Giuseppe Torricelli, Stefano Lazzari, Pier Gaetano Possenti.
Il 14 settembre 1887 si riunì il consiglio comunale di Terni, il quale “plaudì alla liberalità del re” mentre il pro-sindaco Alceo Massarucci⇒ inviava un telegramma in cui, prima di ringraziare il re, comunicava la decisione già presa di affiggere una nel palazzo municipale una lapide a celebrazione della visita di re Umberto a Terni.