
Un ternano, quindi. Anzi, per essere precisi, il cardinale era nato a Collescipoli. Ed il consiglio generale, in segno di devozione, votò in suo favore un donativo di cinquecento scudi, che furono cortesemente rifiutati. Non demordendo il consiglio generale cittadino, pochi giorni prima dell’investitura ufficiale del cardinale Rapaccioli, volle mettere a disposizione mille scudi per arricchire l’interno della cattedrale, “sprovvista di arredi sacri, o che non erano in armonia colla decenza e coi riguardi dovuti a un vescovo che indossa la sacra porpora”.
Il cardinale Rapaccioli, comunque, “decorò con elegante fabbrica la chiesa cattedrale; v’istituì otto beneficiati, di cui difettava, e la fornì – a sue spese – di ricche suppellettili; rifabbricò il vescovado, eresse il seminario… e recò grandi vantaggi alla diocesi con impiegarvi considerevoli somme di denaro”.
Il duomo di Terni acquistò allora la configurazione attuale, a parte i rifacimenti compiuti negli anni Trenta del secolo scorso.
Fonti
–Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie storiche tratte
dai protocolli delle antiche riformanze della città di Terni
dal 1387 al 1816″. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.
–Francesco Angeloni, “Storia di Terni”,
Terni 2002 (Rist.). Ed. Thyrus