1914, sollevazione delle città umbre contro “gli accentratori di Perugia”

L’8 febbraio 1914 il giornale romano “La Tribuna” pubblicava un trafiletto inviato dal corrispondente da Spoleto. Questo il testo: “A Perugia dai soliti accentratori è stata aperta una campagna allo scopo di riunire nella capitale umbra tutte le opere d’arte, pitture, sculture, cimeli antichi, che sono attualmente nelle città e nei paesi della regione”.

“Secondo i fautori di questa strana pretesa, tutte le città e i paesi umbri dovrebbero essere spogliati di ogni loro cosa bella, artistica, preziosa, per arricchire Perugia – continuava l’articolo – La cosa sembrava ad essi così facile che non mancava altro che attuarla. Contro simile pazzia, che appare assurda al primo aspetto stesso, molti sono insorti giustamente”.

Cos’era accaduto? Il museo e la pinacoteca di Perugia furono “regificate”, ossia divennero museo e pinacoteca del Regno Italiano. Lo scopo era di renderle più ricche e più importanti e belle assicurando nello stesso tempo la tutela ed il mantenimento delle opere d’arte umbre.

Da qui la direttiva secondo cui “tutte le pitture di Scuola Umbra di proprietà dello Stato nonché tutto il materiale archeologico restituito alla luce dal sottosuolo dell’Umbria” dovevano essere conferiti alle due istituzioni regie.

Era stato il Governo a prendere la decisione, ma il resto dell’Umbria, almeno per quanto riguardava chi era sensibile a quel che accadeva, protestò vivacemente.

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