Una scoperta importante. Quella facciata – scrisse il Corriere della Sera in una corrispondenza da Perugia- era “decorata di materiali erratici del basso impero, fra cui un frammento di sarcofago paleocristiano con bassorilievi raffiguranti la storia di Giona ed una strana e non ancora decifrata epigrafe romana, nonché interessanti motivi ornamentali di cotto”.
Una chiesa dell’XI secolo poteva essere restituita alla gente nella sua forma originale. C’era un problema, però. Il solito. La mancanza di fondi per proseguire nei lavori fino a quel punto “sovvenzionati largamente e personalmente diretti dall’ing. Alfredo Tiburzi di Milano, proprietario terriero dei luoghi”, fatto oggi testomoniato da una piccola lapide posta proprio sulla facciata di Santa pudenziana.
La soprintendenza inviò quel punto un proprio funzionario esperto, Giorgio Castelfranco, storico dell’arte, criticò, nonché – aèèunto – funzionario della Soprintendenza. Demolita “la casuccia”, “la facciata riapparve in uno stato di conservazione invidiabile”, scrisse Castelfranco in un saggio scritto apparso nel 1931 sul Bollettino d’arte del “Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo”. Il recupero della chiesa e di tutte le sue particolarità in quel momento era stato praticamente concluso, segno che alla fine i fondi si sono trovati.
Le foto originali di santa Pudenziana sono tratte dal Bollettino d'Arte n. VI del dicembre 1931