Voi pensate alle anime, alle persone ci pensiamo noi. Il “messaggio” inviato alla Curia era, certo, ben diverso nella forma, molto più ossequiosa. ma il succo del discorso era chiaro: a Terni l’autorità ecclesiastica si intrometteva con sempre maggiore arroganza nelle questioni di giustizia. Il giorno dopo il Natale del 1489, perciò, il consiglio cittadino di Terni affrontò la questione: era necessario dire basta alle ormai troppo frequenti intromissioni della Curia che , “col pretesto di voler salva l’immunità ecclesiastica”, avocava la giurisdizione di molti procedimenti giudiziari riguardanti ”furti, ingiurie di fatti, danni e altri simili delitti”. In questo modo erano diversi coloro che riuscivano a sfangarla.
Il consiglio cittadino, però, s’era ormai stancato e il 26 dicembre 1489 decise che immediatamente si eleggesse una commissione di cittadini “ragguardevoli” e banderari la quale elaborasse un esposto da presentare a “Monsignor Vescovo” (il tifernate Bufalino Ventura), supplicandolo che “per la quiete della città e per libera spedizione della giustizia punitiva fosse compiacente di ordinare che la sua Curia si astenesse dal turbare la giurisdizione municipale e la libera azione della curia laica”.
Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie storiche tratte
dai protocolli delle antiche riformanze
della città di Terni dal 1387 al 1816″. Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.
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