A Terni l’élite dei calzolai: da Metelli a Florio e la sua raccolta di “santini speciali”

Storia e Memoria

Storia e memoria rubriche fonderia calvi VELIVOLO

di SERGIO BELLEZZA

Il collezionismo per gli Italiani più che un hobby, è una vera e propria mania. Collezionano di tutto: dagli oggetti d’arte alle scatole di fiammiferi, dai trenini elettrici ai modellini d’auto, dai soldatini di piombo alle figurine, dai vecchi giornali agli antichi amanuensi. Per non parlare poi di monete, francobolli e cartoline. Il numero dei collezionisti giustifica cataloghi, mostre filateliche e aste pubbliche, case specializzate e negozi di numismatica, bancarelle e mercatini delle pulci.

Uomini o donne, giovani o anziani, gente importante o semplici cittadini, siamo tutti dei collezionisti. Ieri, come oggi. Vittorio Emanuele III collezionava monete; Craxi e Spadolini cimeli garibaldini; Corrado, il presentatore pacchetti di sigarette vuoti; Garinei e Giovannini mignon delle marche di wisky;  un ragazzo di Marina di Ginosa tappi di sughero di vini e spumanti. Dalle nostre parti Filippetti di Narni recuperava moto d’epoca, con cui a Narni ha fatto un museo, il pittore Silvanis oggetti e attrezzi  del mondo contadino, esposti in un vecchio molino di Monterivoso.

Interessante la raccolta di immagini sacre, vietate dalla religione Ebrea, ammesse invece da quella Cristiana. 

L’uso dei santini  origina  nel ‘300, con i fedeli che strappavano dai libri sacri immagini dei santi.  Nel ‘600, colla nascita della stampa, iniziava la loro diffusione. Oggi costituiscono una vera industria, ad uso di fedeli e collezionisti. Se ne trovano stampati su carta, cartoncino, pergamena o metallo. Davanti l’immagine, sul retro una  preghiera e a volte la vita del Santo. A Terni i santini più richiesti sono quelli di S. Valentino e della Madonna della Misericordia.

Senso di religiosità, interesse per la cultura e le tradizioni popolari spingono  i collezionisti a spulciare le bancarelle dei mercatini e a partecipare ogni anno  a Monte Filone alla mostra nazionale dell’immagine sacra.

Anni fa al cenacolo S. Marco venne proposta la mostra “S. Valentino nell’iconografia popolare”. La sezione dedicata all’immagine sacra fu realizzata coi santini di “Florio, lu carzolaru”, di cui si conserva la cara memoria.

Di santini Florio Piastrella ne ha raccolti più di mille. Quelli a cui teneva di più riguardano i santi protettori dei calzolai.  Se ne contano più di trenta, tra cui S. Euseo e Nebulone. Il primo per importanza è però S. Marco, l’Evangelista. Segue poi S. Aniano, povero calzolaio, che si punse con la lesina, nel riparare i sandali del Santo, che lenì il suo dolore, sfiorandolo con la mano. Convertitosi, seguì il Maestro, fino a sostituirlo nel patriarcato di Alessandria.

Nel ‘700 esisteva a Terni una Università dei Calzolai, il cui protettore era appunto S. Aniano.  Più tardi troviamo i ciabattini riuniti in Confraternita a S. Giovanni Decollato, dove una tela raffigurava la Madonna col Bambino e sotto, San Crispino e San Crispiniano, loro protettori, chini sul deschetto. Attribuito a Ludovico Carosi, si trova oggi a S. Croce.

Anche S. Giovanni Bosco è legato ai calzolai. Protettore degli artigiani, insegnava il mestiere ai ragazzi, primo fra tutti quello del calzolaio. Oggi  loro protettore è universalmente riconosciuto S. Crispino.

Florio era orgoglioso della sua collezione, a cui sperava d’aggiungere un altro santino: quello del Venerabile Giunio Tinarelli, l’operaio ternano, apostolo della sofferenza, di cui Piastrella era stato più volte testimone da regazzino.           

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