Civitavecchia, Terni, Ancona: una trasversale che s’aspetta da 55 anni

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La stazione di Terni nei primi anni ’70
Foto di ENRICO VALENTINI

Un convegno per presentare il progetto di una infrastruttura che – si annunciava – poteva far uscire dall’isolamento l’alto Lazio, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo. Era il progetto della superstrada Terni-Civitavecchia che, allacciandosi alla Terni-Rieti e all’autostrada Roma, l’Aquila, Teramo, avrebbe costituito e una rete di infrastrutture, dedicata ai trasporti.

Era il 9 dicembre 1965, 52 anni fa. Nel frattempo la Roma-L’Aquila è stata costruita anche grazie alle pressioni dell’allora ministro Gaspari; la Terni-Rieti, nata, già vecchia, mezzo secolo dopo essere stata progettata, non è ancora completata; la superstrada Terni-Civitavecchia manca ancora del collegamento tra Viterbo e il porto laziale. E pensare che sono passati – appunto – più di cinquant’anni da quel giorno in cui nel capoluogo al confine con la Maremma si riunirono e confrontarono , I sindaci di Terni e Viterbo, Ottaviano e Benigni; Il sindaco di Civitavecchia, Marinelli; il presidente del Piano di Sviluppo per l’Umbria, Fabio Fiorelli; i presidenti delle Camere di Commercio di Roma, Frosinone e Rieti oltre a quelle di Viterbi e Terni; il presidente della provincia di Rieti, i parlamentari che portarono le adesioni dei tre partiti principali, la Dc,il Pci e il Psi.

 Si parlava in sostanza di una struttura che avrebbe consentito a gran parte dell’Italia Centrale di divenire parte integrante della rete italiana dei trasporti, che si andava sviluppando. Essa avrebbe assicurato anche il collegamento con l’Autostrada del Sole, ancora fresca d’inaugurazione, e avrebbe consentito un immediato collegamento tra i porti di Civitavecchia e Ancona, e perciò tra il Tirreno e l’Adriatico, collegamento che avrebbe avuto positivi effetti anche all’economia di un’altra regione depressa come la Sardegna.

Fu presente anche l’allora direttore generale della “Terni”, Gianlupo Osti. Le acciaierie erano strettamente interessate: fin dal 1888 la “Terni” s’era attivata per affacciarsi ai ponti di Civitavecchia e Ancona per rifornirsi di materie prime e  per inviare i propri manufatti in tutto il mondo. Allora, nel 1888, la “Terni” s’era disposta a costruire a proprie spese una ferrovia e ad impiantare altoforni anche a Civitavecchia pur di avere un porto da utilizzare.

Al convegno si parlava non di sogni ma di progetti esistenti già su carta e che aspettavano solo si essere cantierizzati. La spesa sarebbe stata pari a 21 miliardi di lire, una parte dei quali messi a disposizione dall’Anas nel quadro degli investimenti previstio per la realizzazione di raccordi con l’Austosole. Si approvò anche un ordine del giorno che sollecitava il governo a passare alle vie di fatto.

Com’è finita si sa. A pezzi e bocconi qualcosa si è fatto, mancano solo alcuni snodi per rendere efficace il tutto, ma le priorità ormai sembrano diverse, sembrano cioè quelle di uno spostamento verso il nord dell’Umbria di quell’asse traversale. Sarà l’effetto dell’Istituzione, nel 1970, delle Regioni? Civitavecchia e Ancona, comunque insistono. E hanno sottoscritto recentemente un accordo fra le società che gestiscono i due porti, per uno sviluppo coordinato. Con una prospettiva: che la trasversale di cui si parlava nel 1965 diventi parte essenziale di un corridoio di collegamento tra la Spagna, i Balcani e l’Europa dell’Est

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