Poggio di Otricoli: Gaetano di Blasi e Orazio Costorella “eroi della libertà”

Storia e Memoria

di SERGIO BELLEZZA

Febbraio del ’44, nel mezzo di un inverno particolarmente freddo e rigido. Venti di tramontana spazzano i monti, copiose nevicate imbiancano le cime e le valli di tutta la regione. Una natura ostile, matrigna, sembra opporsi agli sforzi di un Popolo in lotta, di un Paese deciso a riscattarsi dal gioco dell’oppressione nazi-fascista. Nell’Italia occupata dai tedeschi, prende consistenza la guerra partigiana. In Umbria opera la brigata Gramsci, che occupa una vasta area montana tra la Valnerina e l’alto Lazio, ai limiti della quale si trova Poggio di Otricoli. Rappresenta un punto di rifornimento e di rifugio per i partigiani, un centro di accoglienza per militari sbandati e di reclutamento di volontari. Il “compagno Gimmo” li seleziona e li spedisce su monte S. Pancrazio, a rimpolpare il battaglione Manni.

I fascisti lo sanno e periodicamente rastrellano Poggio e S. Maria. Sarebbe successo anche il 15 Febbraio, per “ripulire Poggio” e requisire generi alimentari. I partigiani scendono dalla montagna per proteggere la popolazione e aspettano inutilmente tutto il giorno. A sera tornano alla base, lasciando a Poggio una pattuglia di soli quattro partigiani, che conoscono bene la zona e vantano in loco solide amicizie: un maresciallo dei paracadutisti, un certo Barabba, Gaetano Di Blasi e Orazio Costorella.

I fascisti arrivano invece il giorno dopo, al tramonto, e dalla provinciale sparano sull’abitato di Poggio, da cui i partigiani rispondono colpo su colpo. Gaetano Di Blasi appostato sul terrazzo di casa Petrucci “scarica il suo fucile” sulle camice nere. Alla fine i repubblichini si ritirano, se la danno a gambe, inabissandosi nella boscaglia sotto S. Maria in direzione di Otricoli, “ trascinandosi dietro i camerati feriti”. Feriti anche civili, tra cui Valentino Chiari ed il padre di Leonelli Alviano. Ferito anche Gaetano Di Blasi, che sparava appostato sul terrazzo di casa Petrucci Colpito alla carotide da un colpo di rimbalzo della mitraglia nemica,  sdraiato in terra davanti al camino acceso, cessa di vivere alle 10 di sera. Lo vegliano, fino alla fine, Barabba e Orazio Costorella, il conterraneo, l’amico inseparabile, il compagno di tante battaglie.

Nulla può contro una sorte maligna, la stessa che gli ha impedito di combattere; ha la destra fasciata, ustionata dalla forte esplosione, che  giorni prima aveva divelto il tetto della chiesetta di S. Pancrazio e squarciato la “casa dell’eremita”. All’alba del 17 nazisti e repubblichini circondano Poggio. Costorella e Barabba, che hanno vegliato  Gaetano tutta la notte, fuggono in cima al paese, dove trovano rifugio in una porcilaia. Scoperti vengono trascinati coi ferri ai polsi nella  piazzetta del paese. Un ufficiale della Milizia nazista interroga Orazio, di fronte alla popolazione silenziosa e attonita. Si rifiuta di parlare, di tradire i compagni e per questo  abbattuto a bruciapelo, con due colpi di pistola in bocca. Giovanni Barabba invece, in tenuta da  paracadutista, viene issato su un camion e portato via dai tedeschi. Di lui non si avranno più notizie. Orazio esanime s’accascia al suolo in una pozza di sangue. Un destino tragico e crudele l’accomunava per sempre a Gaetano, il suo grande amico. Riposano a Terni nella Cappella dei Garibaldini, una presenza che costituisce un ponte ideale tra Resistenza e Risorgimento.

Una lapide sulla piazzetta di Poggio, per volere di popolo, consacra Gaetano Di Blasi e Orazio Costorella  Eroi della Libertà “.

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