Una situazione deplorevole e insostenibile per cui si deliberò di avanzare lamentele “al Trono Sovrano” perché per la sicurezza dei cittadini alla polizia fossero concessi più vasti poteri d’intervento “per procedere ad una punizione sommaria e spedita contro cotesti malvagi”. La reclusione? Non era cnsiderata un rimedio efficace. L’unica punizione che avrebbe potuto avere esito positivo era “l’applicazione della frusta o della corda” contro certi delinquenti.
Lodovico Silvestri, più di cent’anni dopo (la sua opera sulle antiche riformante della città di Terni fu pubblicata infatti tra il 1856 e il 1857): nel riferire delle decisioni del Comune, commentava: “Sembra che i fatti della sunnotata epoca presentino un quadro del tutto simile a ciò che abbiamo pur troppo a deplorare a’ giorni nostri, la stessa malvagità dei derubanti, la stessa audacia; ma allora la legge punitiva li perseguitava li puniva con mezzi energici e pronti, adoperati con operosità imparziale dal magistrati, che hanno il sacro mandato di amministrarla”!
Fonte: Lodovico Silvestri,
“Collezione di memorie storiche
tratte dai protocolli
delle antiche riformanze
della città di Terni dal 1387 al 1816″.
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.