Terni 1966, irrompe in banca e pretende che gli ridiano i “suoi” 180 miliardi

Forse sarà stata davvero colpa del caldo come fu riferito nelle cronache del tempo, ma certo che un giovanotto il quale si presenta in banca e chiede che gli vengano restituiti 180 miliardi che lui ha lì depositato in lingotti d’oro minacciando di fare sfracelli, non deve essere proprio del tutto mentalmente a posto. 

Accadde a Terni nel pomeriggio del 22 giugno 1966. Un impiegato dell’Inam, a nome Giancarlo, di 29 anni, si presentò alla filiale del Mopnte dei Paschi di Siena, in corso Tacito, verso le 5 del pomeriggio, proprio mentre gli addetti stavano chiudendo le operazioni.

Alto, ben vestito, irruppe come una furia nella sede della banca entrando da una porta secondaria. Scavalcò il bancone ed si scagliò contro i funzionari, protestando vivacemente perché – disse – la banca non voleva restituirgli i suoi 180 miliardi: “Saranno guai grossi per tutti – urlò – Voi non sapete chi sono io” sparando un cazzottone in faccia ad un bancario che cercava, invano, di calmarlo. Dovettero pensarci gli agenti della forza pubblica, i quali ne disposero il ricovero immediato all’ospedale psichiatrico di Rieti.

“Probabilmente l’atto di follia è stato provocato dal caldo eccessivo di questi giorni”, sentenzio il medico che lo visitò.

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