1423, il papa detta le regole per un onesto governo a Terni

Il 4 marzo 1423 fu notificata al municipio di Terni le disposizioni emanate da papa Martino V con una bolla apostolica che dettava alcune norme per un nuovo ordinamento municipale in tutte le città dei domini papali.
In Umbria fu incaricato dell’esecuzione delle nuove disposizioni Monsignor Benedetto Guidalotti di Perugia. Monsignore era Chierico di Camera, Nunzio apostolico ed amministratore del patrimonio di San Pietro, del Ducato di Spoleto e delle Terre Arnolfe, nonché tesoriere generale di Santa Chiesa.
Le principali prescrizioni contenute nella bolla papale, nel caso di Terni, riguardavano il comportamento degli esattori comunali, i quali “non mal versino o esigano con prepotenza e violenza le rendite pubbliche abusando del loro officio; non spendano od esigano oltre il tabellato e i ruoli di esigenza”.
Alcune direttive riguardavano il ruolo dei Banderari, i rappresentanti di quella che sarebbe stata secoli dopo definita la borghesia artigiana e commerciale, i quali sedevano nel consiglio cittadino insierme ai Cittadini, ossia i rappesentanti dei nobili e dei proprietari terrieri. Si prescriveva che i Banderari in carica non potessero essere più di 24 (e 24 erano comunque i Cittadini), che sarebbero decaduti dopo sei mesi dall’elezione. In questo periodo “godano di tutti i privilegi, esenzioni e prerogative personali o inerenti” legate all’ufficio ricoperto, dettavano le norme del papa.
Fra gli eletti non doveva esistere alcun motivo di odio o rancore personale, per cui una volta diventati Banderari si doveva mettere da parte inimicizia, allo scopo di essere nella condizione di assicurare una “imparziale e spassionata amministrazione del loro geloso incarico”.

 

Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione di memorie

storiche tratte dai protocolli

delle antiche riformanze della città di Terni dal 1387 al 1816″.

Ristampa a cura di Ermanno Ciocca. Terni 1977, Ed. Thyrus.

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