1887, ingegnere della “Terni” aggredito sul treno da un operaio licenziato

ingegnere

Stava andando a Parigi per conto dell’azienda, la “Terni”, l’ingegnere Luigi Marocchino, 30 anni, di Vercelli. A Terni era salito sul treno per Falconara, la notte tra il 20 ed il 21 gennaio 1887. Trovò posto, in uno scompartimento in cui viaggiò da solo, fino a Folgino: qui un giovanotto, dopo aver guardato in diversi scompartimenti, entrò in quello occupato dal tecnico della Terni e si sedette. “Un giovane imberbe, pallido, ravvolto in un mantello. Mi fissava con un’espresione spaurita e confusa”, raccontò poi Marocchino. Per un attimò pensò che sembrava che stesse cercando proprio lui, ma non ci fece troppo caso e si appisolò.

Il treno era arrivato vicino Jesi, stava facendosi giorno quando fu svegliato da un colpo terribile alla testa. Aprì gli occhi, e vide su di sé il giovane compagno di viaggio che, tenendolo per la gola e minaccinadolo con un coltello gridò: “Mi hanno mandato e voglio i tuoi soldi e la tua vita!,…

L’ingegnere reagì, cominciò a divincolarsi, gridando, per liberarsi dalla stretta e di schivare le coltellate che il giovane vibrava alla cieca. Il treno, mentre i due lottavano, si era avvicinato allo scalo di Chiaravalle e stava rallentando la corsa. L’assalitore si lanciò verso lo sportello e, arraffata la borsa dell’ingegnere, saltò giù dal treno allontandosi di corsa mentre gridava “Ora ammazzeranno me”.

Alla stazione di Chiaravalle Marocchino  fu soccorsso e portato in albergo: aveva sette ferite  di poco conto alla fronte. “Non mi spiego il motivo dell’aggressione – spiegò – Non ho nemici e non penso ad una vendetta. Non mi sono state nemmeno toccate le 400 lire che avevo in tasca, né l’orologio e la catena che sono d’oro. Mi manca solo una borsa che conteneva qualche sigaro, e qualcosa da mangiare durante il viaggio, Forse l’aggressore avrà pensato vi fosse del denaro.

Due giorni dopo l’assalitore fu individuatio e arrestato a Foligno. Era un giovane di 19 anni, Eugenio Ricci, di Gambettola, vicino Cesena. Era stato effettivamente licenziato dalla “Terni”, ma non lavorava alle dirette dipendenze di Marocchino. Era partito da Terni salendo sullo stesso treno dell’ingegnere e solo a Foligno si portò nello stesso scompartimento.

Prendeva corpo l’ipotesi che l’aggressione fosse stata decisa da un gruppo di operai e che il giovane fosse stto designato, per estrazione a sorte, a portarla a compimento. Il motivo rimase comunque un mistero.

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