Il 13 luglio 1796, verso sera, fece il suo ingresso solenne a Terni il nuovo vescovo: Monsignor Carlo de’ Marchesi Benigni, patrizio di Fabriano e Nocera, dive era stato Vicario Generale. Alla buonora, dissero i ternani che aspettavano da otto anni l’arrivo di un nuovo vescovo dopo la morte di Agostino Felice De Rossi, che aveva retto la diocesi di Terni solo per due anni, dal 1786 al 1788.
Quindici giorni dopo, il 28 luglio, il consiglio cittadino approvò la deliberazione che riconosceva al nuovo vescovo il “donativo” di trecento scudi e, ovviamente, una nota di gradimento per la sua elezione.
L’episcopato di Carlo Benigni durò più di un quarto di secolo, fino al 12 aprile 1822, data della sua morte. Era chiamato il “vescovo del sacrificio”, perché fu lui a sopportare l’urto dell’arrivo a Terni delle truppe di Napoleone. E non era un urto da poco per un prete. Carlo Benigni, nel 1810, dovette prendere la strada di casa. Un decreto dell’imperatore stabiliva che chiese, conventi, casa religiose erano soppresse. Preti, frati e monache dovevano tornare a casa loro.
Don Carlo Benigni apparteneva alla famiglia dei marchesi di Fabriano e, secondo la norma napoleonica doveva tornare nelle Marche. A Terni rientrò quattro anni dopo, una volta passata la buriana.