I miracoli di Giovannino “santo” di Giuncano: “Io sono l’automobile, Dio il chauffeur”

Storia e Memoria

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di SERGIO BELLEZZA

Un profondo bisogno di credere, di elevarsi, di dare un significato a questa vita terrena, hanno da sempre angosciato l’uomo e fatto da substrato a gente in buona fede o semplici mistificatori, giustificato miracoli veri e peccaminose speculazioni.
Da che mondo é mondo si sono costantemente succeduti fatti miracolosi e personaggi in odore di santità, tutti analizzati e filtrati da un’Autorità Religiosa attenta e competente.
Uno di questi ha interessato anche Terni, mescolando fede e misticismo.
producendo esaltazione e fanatismo.
Correvano gli anni ’30 quando Giovanni Leonardi, un giovane contadino di
Giuncano, si mise a compiere miracoli.
Non ordinava medicine, ne chiedeva compensi; poggiava il suo potere sulla
preghiera e la fede. “Essa – sosteneva – è la vera forza che il Signore ha dato
all’uomo ed io ne sono il trasmettitore”. Si definiva, volgarizzando il concetto,
“Un’automobile di cui Dio è il chauffeur”.
Il primo ad essere miracolato, a suo dire, è stato il padre Pietro, che logorato dalla
vita dei campi e colpito da una brutta forma di artrite, raccoglieva l’ingiunzione di
Giovannino: “Alzati e cammina”. La stessa che faceva buttare le stampelle ad una
povera contadina e che strappava, a quanto si dice, dalla sedie a rotelle la moglie di
un caposquadra della Milizia, inferma da molti anni.
Cresceva così la fama del “Santo”, la cui missione dichiarata era quella di costruire a
Collegiacone una chiesa a S. Francesco e che, come un fachiro, fissava il sole ad
occhi aperti. Si scatenava la credenza popolare : una folla di fedeli invadeva con ogni
mezzo Giuncano e s’accampava nel piccolo centro in attesa di una parola, un aiuto,
una visione. Treni stracolmi scaricavano passeggeri nella piccola stazione, mentre la
polizia elevava multe a quanti, a piedi, si portano alla casa del Santo, seguendo i
binari ferroviari.
Anche le autorità erano costrette ad interessarsi al caso, che intanto andava
interessando l’intero Paese e trovava spazio nelle cronache nazionali. L’unica a
tacere, a non pronunciarsi era la Chiesa.
A non credergli le autorità e in particolare il fascio locale, tanto che il seniore della
MVSN Riccetti Rovidio lo minacciava apertamente “prima o poi ti porto con me in
Africa Orientale”.
La storia di Giovannino da Giuncano trovava il suo epilogo con l’internamento dello
stesso nel manicomio di Perugia.
Di essa riamane in città un flebile ricordo, condito di lazzi e sorrisi, che il tempo
inesorabilmente sbiadisce ogni giorno di più.

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