Ottocento ternani vestirono la camicia rossa con Garibaldi

Storia e memoria

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di SERGIO BELLEZZA

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All’indomani della scomparsa di Giuseppe Garibaldi, nell’atrio dell’allora Residenza municipale, s’ apponeva, per volere di Popolo e Comune, l’epigrafe: “Terni industriale e operosa, che accolse tra le sue mura il Condottiero dei mille Argonauti; Terni patriottica, che dette tanto sangue generoso e gentile agl’ideali dell’Eroe; Terni che comprese, maturò, iniziò le più generose e cruenti imprese del Generale, Terni che serba geloso le tradizioni della santa epopea garibaldina e dà ognora pensieri e militi agli ideali democratici”.
La città riaffermava così la partecipazione emotiva alle vicende del Risorgimento
italiano e quella si tutte le campagne garibaldine, dalla Repubblica Romana alla
spedizione dei Mille, dalle guerre d’Indipendenza all’olocausto di Mentana. A
dimostrarlo i tanti ternani, 800 circa su una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti,
che hanno vestito negli anni la camicia rossa.
Il Nizzardo è stato più volte a Terni, dove lo ricordano vie e piazze, il busto scolpito
da Ettore Ferarri, lapidi consunte dal tempo e dall’ignavia degli uomini, tra cui quella
apposta sul Convento di S. Valentino, dove nel luglio del 1849 il Generale
“restaurava gli avanzi gloriosi dei difensori di Roma”.
Dopo che l’Assemblea della Repubblica ebbe giudicata “ormai impossibile ogni
difesa”, il 2 luglio Garibaldi usciva dall’Urbe, deciso a raggiungere Venezia, che
resisteva ancora all’assedio degli Austriaci. Ai legionari decisi a seguirlo, non
prometteva stipendi, onori e gloria, ma solo fame, sete, marce forzate, battaglia e
morte. Inseguito da quattro eserciti, con scaltrezza e perizia, rapide digressioni e
marce notturne, disorientava gli inseguitori ed evitava ogni contatto col nemico.
Attraverso la campagna romana e i contrafforti della Sabina, il 10 luglio arrivava a
Terni, accolto come un liberatore dal Popolo e dalla Comunanza; una lapide, dettata
da Giunio Faustini, ne fissava il ricordo all’indomani della sua dipartita.
Diventata quasi illeggibile, era ridipinta, all’inizio del secolo dall’Associazione
“Borgo Garibaldi – S. Valentino”, come testimonia Lorenzo Manni, membro del
direttivo della stessa.
Piallata durante i lavori di restauro del convento, finiva poi per diventare del tutto
illeggibile. Inevase e inascoltate le richieste sia della “Borgo Garibaldi, che
dell’Associazione Garibaldina. Sarà il testo di Tim Park, “Il cammino dell’Eroe. A
piedi con Garibaldi da Roma a Ravenna a sensibilizzare il Lions Club S. Valentino
al suo restauro, compiuto ad opera d’arte e di cui il dott. Fatati ha illustrato le fasi
in un apposito convegno. All’autore, che pensava curiosamente “fossero stati i frati
ad apporre la lapide”, la consegna della medaglia ricordo del bicentenario della
nascita dell’Eroe, fatta coniare dalla “Pietro Faustini” e del Premio “8 bajocchi” da
parte del Lions Club nel corso di una cerimonia, impreziosita da una prolusione del
prof. Puxeddu sulla presenza a Terni dell’Eroe dei Due Mondi.

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