Alla fine intervenne il governo pontificio che il 26 novembre 1580 nominò un Commissario apostolico che avrebbe esaminato la questione e, a proprio giudizio, avrebbe deciso. Dopo di che com’era andata era andata: la scelta del commissario pontificio diventava legge. Del compito fu incaricato monsignor Vincenzo Cansacchi di Amelia, il quale quasi un mese dopo, il 24 dicembre, si recò sul posto, pronunciò “il suo arbitrariamento” e si assicurò che venissero posti i termini di pietra che segnavano il confine tra Terni e Rieti.
Tutto risolto, allora? Manco per sogno. Le liti continuarono e la scelta del Commissario Cansacchi fu definita dai ternani solo “temporanea e precaria”. Un po’ come accade al giorno d’oggi quando c’è sempre una sentenza di qualche Tribunale amministrativo da aspettare.
La faccenda del confine di Moggio era stata inserita in un carteggio complessivo che riguardava anche altre dispute similari. E su quel carteggio era stato chiamato ad esprimersi il Tribunale della Santa Congregazione del Buon Governo. Bisognava aspettarne la sentenza prima di dichiarare chiusa la questione.
Fonte: Lodovico Silvestri, “Collezione
di memorie storiche tratte dai protocolli
delle antiche riformanze della città
di Terni dal 1387 al 1816″.
Ristampa a cura di Ermanno Ciocca.
Terni 1977, Ed. Thyrus.
Per altri articoli dello stesso tipo vedi⇒