Terni 1670: pene pesanti e torture contro i proletari ladri di olive

Il 19 ottobre 1670 il Senato cittadino  di Terni si trovò a fare i conti con le proteste contro “i continui e sempre deplorati furti di oliva, non che – scriveva Lodovico Silvestri – su i gravi danni che si commettevano ancora allora da neghittosi e malvagi proletari nelli nostri fertili oliveti”. A circa duecento anni di distanza (Silvestri scrisse delle Antiche Riformanze della città di Terni intorno al 1850) evidentemente i proprietari terrieri ( lo stesso Silvestri non era certo uno che se la passava male) avevano ancora da lamentarsi per quei “malvagi proletari” che “anco allora” andavano a rubare le olive nelle proprietà altrui.Così il Senato cittadino di Terni decise che nessuno tra “i proletari” potesse comprare olive, misurarle, contrattarle in ogni parte del territorio comunale . Si stabilì anche che da un’ora dopo il tramonto nessuno potesse transitare nei fondi altrui e nemmeno uscire dalla strada e inoltrarsi nella campagna. Vietato infrattarsi, insomma. La multa sarebbe stata al minimo di 5 scudi e due tratti di corda, una pena corporale molto dolorosa: al condannato venivano legati i polsi dietro la schiera e poi questi venivano agganciati ad una corda che  passava per un carrucola. Issato il malcapitato, la corda veniva allentata e poi bloccata improvvisamente procurando dolori fortissimi e slogature alle spalle e alle giunture. Ogni bloccaggio era un tratto di corda.
Una pena, molto pesante, in sostanza quella decisa dal Comune di Terni

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