Tra i Quaranta Martiri di Gubbio anche due fratelli ternani di “adozione”

Storia e Memoria

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di SERGIO BELLEZZA

Una strada a Sant’Agnese, a Terni, congiunge via Eugenio Chiesa con via Volturno. Denominata via Pastrengo al tempo della Grande guerra, fu intitolata nel ventennio ad Italo Maccarani, lo squadrista folignate, morto accidentalmente per un colpo partito dalla sua pistola, durante una parata a Piazza del Popolo. All’indomani della Liberazione, il Consiglio comunale, con delibera del 24 maggio 1947, la dedicava ai fratelli Moretti. Degli stessi ricostruiamo la storia personale, evidenziando la causa della morte e il motivo per cui vengono ricordati nella toponomastica cittadina.

I loro nomi: Luigi e Franco, il primo studente e l’altro impiegato, rampolli entrambi di una famiglia d’origine eugubina. Il padre Curzio faceva il ferroviere, un mestiere che lo portava spesso a cambiare sede di lavoro e luogo di residenza. Negli anni ’20
era a Foligno, dove la moglie Ernesta Ramacci il 19 aprile 1922 dava alla luce Luigi e il 24 ottobre dell’anno successivo Franco. Tre anni dopo la famigliola si trasferiva a Terni, stabilendosi in via Calabria. Anni tranquilli, poi la guerra e i bombardamenti. In quello dell’11 agosto del ‘43 insieme a tanti ternani, inermi ed inconsapevoli, perdeva la vita anche Curzio Moretti, 47 anni appena. Disperazione e necessità spinsero la moglie e i figli a tornarsene a Gubbio, dove la famiglia ritrovava le proprie radici e il sostegno dei parenti.

Nel giugno del 1944, la sera del 20, in un bar della città, i Gruppi d’Azione
Partigiana attaccavano un gruppo di tedeschi, uccidendo un ufficiale e ferendone unaltro. Subito scattava violenta la repressione, con arresti di massa, che interessavano uomini e donne di ogni età e ceto sociale. L’intervento del vescovo di Gubbio, mons. Ubaldi, sembrava placare l’ira nazista e scongiurare il peggio. Ma il giorno successivo i rastrellamenti riprendevano a più ampio raggio. Dopo gli interrogatori parecchi dei fermati furono rilasciati, altri invece trattenuti. Il 22 giugno, era ancora buio, quando alcuni di loro furono costretti a scavare una fossa, dove altri più tardi, legati come animali da macello, prima percossi in modo selvaggio, poi finiti a colpi di pistola furono gettati e infine ricoperti da qualche manciata di terra.

Erano in 40 e tra essi anche Luigi e Franco Moretti.

Gubbio ha ricordato i suoi “40 martiri” con un mausoleo eretto proprio sul luogo dell’eccidio, Terni più semplicemente ha consacrato alla memoria dei due fratelli, a Sant’Agnese, quel breve tratto viario. L’Italia democratica cementa il ricordo delle vittime della barbarie nazista nella coscienza degli uomini liberi, che abiurano le guerre e auspicano un futuro d’armonia e di pace.

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2 Risposte a “Tra i Quaranta Martiri di Gubbio anche due fratelli ternani di “adozione””

  1. Luigi e Franco, cugini di primo grado di mio padre e nipoti di Francesco (mio nonno) e Domenico Rossi, anch’essi morti nella strage nazifascista di Gubbio.

  2. Luigi e Franco Moretti, cugini di primo grado di mio padre e nipoti di Francesco (mio nonno) e Domenico Rossi, anch’essi morti nella strage nazifascista di Gubbio.

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