1564, il Comune di Terni dichiara il dissesto: casse vuote dopo la rivolta dei Banderari

Papa Pio IV

l 17 dicembre 1564 il Consiglio Cittadino approvò in via definitiva una decisione assunta pochi giorni prima dal Consiglio di Cerna: dichiarare quello che al giorno d’oggi sarebbe più o meno lo “stato di dissesto”, rinunciando alla possibilità di amministrare la città e affidandone la guida alla Camera Apostolica, ossia al governo pontificio.

Le gravissime difficoltà economiche erano conseguenza delle ingenti spese che si scaricarono sul Comune di Terni in conseguenza della rivolta e della strage dei Banderari, avvenuta nell’agosto di quello stesso 1564. Il Comune fu infatti obbligato a sostenere tutte le spese per il processo, ivi compreso il mantenimento del collegio giudicante.
Domizio Gubernari, cittadino ternano che godeva di un notevole prestigio, era stato incaricato di contattare il papa, Pio IV, affinché “implorasse commiserazione e clemenza dal Pontefice”. Pio IV rispose picche e la città fu costretta a contrarre debiti ingenti un po’ dappertutto e a condizioni affatto convenienti. C’era, sì, la garanzia fornita dai cittadini ternani più facoltosi (dallo stesso Gubernari, a Dario Spada, Lodovico Rossetti e Francesco Capocci), ma i debiti bisognava comunque pagarli.

Si varò un programma di ristrettezza estrema tagliando i pasti a spese del Comune per i Priori, diminuendo il personale comunale. Ma non era sufficiente. Cosicché per liberarsi delle scadenze di pagamento che praticamente avevano bloccato l’attività comunale, si decise di investire del problema la Camera Aspostolica, “liberandosi – si leggeva nel provvedimento – anche da altre pene postaci et doversi porre, come si è accennato, dalle molestie et dalle pene si pretende siamo incorsi nelli occorrenti homicidi de li giorni passati come nel processo dopo ciò formato si dice apparire”. La reazione del governo papale alla rivolta dei Banderari fu durissima: furono puniti e e giustiziati i presunti colpevoli e fu ordinato che il Comune si facesse carico di tutte le spese processuali, di mantenimento dell’apparato inquisitorio, delle opere di ricostruzione degli edifici abbattuti, di fortificazione di alcuni Palazzi del potere.

Nel mese di gennaio 1565, la Camera Apostolica dette il proprio assenso alla proposta del Comune, ma Terni dovette rinunciare alla propria indipendenza amministrativa.

Fonte: Elia Rossi Passavanti, “Terni nell’età moderna”,
ristampa anastatica
a cura di Vincenzo Pirro, Lit. Stella Terni 2002

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